Le associazioni sindacali hanno indetto lo sciopero nazionale per il comparto della vigilanza privata a causa del mancato rinnovo del CCNL
La Vigilia di Natale sarà sciopero per il comparto della vigilanza privata. Lo hanno annunciato l’11 dicembre le associazioni sindacali Filcams CGIL, Fisascat CISL e UILTuCS. La motivazione risiede nel mancato rinnovo del CCNL, che secondo i sindacati doveva avvenire entro fine anno. La trattativa invece è stata interrotta a seguito dell’ultimo incontro, quando le associazioni datoriali hanno detto no all’aumento salariale. Considerato il difficile e incerto periodo che stanno attraversando le imprese, le parti datoriali si sono dette “incapaci di arrivare alla conclusione di un accordo”. Un aumento del salario infatti avrebbe costituito “un esborso economico troppo oneroso” per le aziende. Tuttavia, i sindacati non la vedono in questo modo.
Nelle scorse settimane, i segretari generali di CGIL, CISL e UIL hanno scritto al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, richiamando l’attenzione delle Istituzioni sulla questione. Nello specifico, i sindacati hanno lamentato un atteggiamento “conservatore” da parte delle associazioni datoriali, che “incuranti del tempo trascorso senza alcun adeguamento salariale e delle tutele, strumentalizzano la situazione al solo fine di rinviare sine die il rinnovo del CCNL”. Secondo i sindacati, “tutti i tentativi per arrivare ad un accordo si sono scontrati con la netta ritrosia delle associazioni datoriali, il cui unico obiettivo è la conservazione e, persino, il peggioramento delle norme del rapporto di lavoro con la negazione di qualunque riconoscimento salariale”.
Invitando il Governo a fissare un incontro, i sindacati hanno manifestato l’impossibilità di rimanere oltremodo in questa situazione di stallo. Negli anni il comparto della vigilanza privata è diventato una “giungla selvaggia”, dove abusivismo e gare al ribasso si ripercuotono sulla vita dei lavoratori. Questa situazione dura ormai da 54 mesi e invece di progredire, regredisce, nonostante negli ultimi anni il settore sia stato di fondamentale importanza per la sicurezza pubblica del Paese. E vi abbia dato un ulteriore contributo anche nel corso della pandemia.