Il 7 marzo scorso, il Ministero dell’Interno ha emanato una circolare sulle nuove procedure da seguire per il rilascio della nomina a guardia giurata e per il relativo porto d’arma
Il Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno ha diffuso in data 7 marzo 2018 una nuova circolare con le procedure di rilascio dei decreti di approvazione della nomina a gpg e del relativo porto d’arma con decorrenza dal prossimo 3 aprile. Attualmente, l’attività di rilascio viene svolta dalla prefettura della sede dell’istituto di vigilanza per la nomina a guardia giurata e da quella di residenza per il porto d’arma. Con la suddetta circolare invece, l’attività di rilascio verrà affidata alla sola prefettura di residenza dei lavoratori, anche nel caso in cui quest’ultimi lavorino per un’azienda che opera a livello interprovinciale o interregionale. Di fatto, il documento ministeriale ha riportato la situazione a prima del 2008, cioè a quando le licenze venivano erogate dalle provincie.
Questa nuova iniziativa del Ministero dell’Interno ha sollevato aspre polemiche in quanto, piuttosto che a semplificare, sembra sia volta a complicare la vita alle aziende e ai loro dipendenti. Infatti, la circolare sembra non tener conto dell’organizzazione degli istituti di vigilanza che ad oggi, in virtù di un’unica licenza, operano su un territorio esteso e che, pertanto, devono disporre di una centrale operativa dalla quale coordinare e organizzare il lavoro e di conseguenza gestire il personale. Inoltre, il documento non fornisce alcun chiarimento in merito al giuramento, all’autentica della fotografia da apporre sul porto d’arma, al tagliando di controllo dello stesso, al porto d’arma lunga (tutt’ora rilasciato dal Questore) e alla presentazione delle istanze, oltre a non chiarire quando il database entrerà definitivamente in funzione.
Dure le parole del Presidente di FederSicurezza Luigi Gabriele, che ha commentato l’iniziativa del Ministero dell’Interno soffermandosi sulla mancata partecipazione delle rappresentanze sindacali del comparto della vigilanza privata: “Constatiamo che come da “promesse” fatte a suo tempo, si conferma la volontà dell’Istituzione tutoria di tenere la porta chiusa al confronto costruttivo, fin qui positivamente sperimentato nel corso degli anni, con gli operatori del comparto attraverso il colloquio con il relativo, e sempre disponibile, sistema di rappresentanza. Significa, in pratica, chiudere la porta ed innescare un meccanismo di superfetazione burocratica che, nel breve, provocherà il classico ingorgo ad imbuto rendendo ancor più complicata la vita già per nulla semplice di chi, in fondo, si occupa “solo” di sicurezza del bene pubblico e privato. Altro che stare al passo con i tempi ed agevolare i percorsi!”.
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A cura della Redazione
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