Le associazioni datoriali hanno fatto sapere di non avere il mandato per proseguire il negoziato per il rinnovo del CCNL della vigilanza privata
Dopo un’estenuante mediazione (che va avanti dal 2015!), arriva la beffa. Le associazioni datoriali del comparto della vigilanza privata e dei servizi fiduciari hanno fatto sapere che le aziende non intendono proseguire le negoziazioni. Dopo oltre sei anni dalla scadenza del CCNL, le trattative si fermano, sollevando l’indignazione dei sindacati e dei 100 mila lavoratori e lavoratrici del comparto. Gli ultimi incontri, tenutisi tra gennaio e febbraio, avevano già messo in risalto le distanze tra le parti, nello specifico in merito all’aumento salariale. Le aziende si erano dimostrate contrarie rispetto ad un adeguamento degli stipendi dei lavoratori, rimandando a più riprese le proposte avanzate dai sindacati.
Infine, il 18 marzo è arrivata la doccia fredda. Le parti datoriali non hanno più ricevuto il mandato di prosecuzione del contratto. “Ora basta!” si legge in una nota diffusa unitariamente dai sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs. La situazione attuale è inaccettabile, non solo per il protrarsi della trattativa, ma anche per il ruolo svolto dagli addetti della vigilanza privata nel periodo “caldo” della pandemia. “Durante l’emergenza sanitaria le guardie particolari giurate e gli addetti ai servizi di sicurezza hanno costantemente lavorato, anche per svolgere servizi non previsti dalla loro mansione, in nome dell’interesse generale” hanno sottolineato i sindacati. “Tutto ciò, si è aggiunto al gravoso impegno e rischio che contraddistingue la loro attività per tutelare i beni pubblici e privati e la sicurezza pubblica”.
Come è stato più volte ricordato, gli operatori della vigilanza privata ricevono stipendi tra i più bassi d’Italia. A questo vi si aggiungono turni e orari di lavoro massacranti, che non rispettano le regole in tema di salute e sicurezza sul lavoro. Senza contare il mancato riconoscimento di professionalità alla luce delle nuove mansioni svolte dai suddetti lavoratori. In ultima istanza, i rappresentanti sindacali hanno lanciato un appello a “Prefetture, Ispettorati del Lavoro, Istituzioni, Enti Pubblici, grandi imprese private e comuni cittadini perché si metta fine a questa situazione”, per far ripartire la trattativa e dare tutela e dignità ai lavoratori del settore.