Il 25 gennaio il Ministero dell’Interno, ANCI, ANIVP, ASSIV e UNIV hanno firmato il rinnovo del protocollo “Mille Occhi sulla Città”
Il 25 gennaio scorso, il Ministero dell’Inteno, ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia) e le principali associazioni del settore della vigilanza privata (ANIVP, ASSIV, UNIV) hanno rinnovato il protocollo “Mille Occhi sulla Città” per il controllo e la sorveglianza del territorio. Sottoscritto originariamente nel febbraio 2010, esso rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra vigilanza privata, forze di polizia e polizia municipale. L’accordo riconosce alle guardie giurate un ruolo di pubblica sicurezza sul territorio. Le gpg devono raccogliere informazioni che possono rivelarsi utili per le forze dell’ordine, in ottica di prevenzione e repressione dei reati o in termini di sicurezza urbana.
Il protocollo è stato accompagnato da una nota illustrativa del Gabinetto del Ministro, che indica le modalità operative per la realizzazione del progetto. Nello specifico, i Prefetti hanno il compito di raccogliere le candidature (su base volontaristica) degli istituti di vigilanza privata e occuparsi della formazione delle guardie giurate. Viceversa, i Questori dovranno definire le attività richieste alle gpg, sulle base delle convenzioni adottate a livello provinciale. L’attività di raccolta di informazioni dovrà avvenire nel rispetto della privacy e le stesse dovranno essere trasmesse in modo tempestivo agli organi di polizia.
“Sulla base della positiva esperienza e dei risultati raggiunti si è ritenuto opportuno rinnovare il protocollo, aggiornato alla luce dell’evoluzione normativa in materia di sicurezza urbana, con l’obiettivo di proseguire nell’impegno volto a favorire l’adozione, in ogni provincia, di un programma di collaborazione informativa tra gli Istituti di Vigilanza e gli Organi di Polizia”.
“Gli Istituti di Vigilanza si impegnano nell’ottica della sicurezza complementare a collaborare con le Forze dell’Ordine, segnalando ogni anomalia rilevata che possa interessare l’ordine pubblico. Non solo i reati perseguibili d’ufficio (obbligo già sancito dal codice penale per gli incaricati di pubblico servizio), ma anche fatti che possono pregiudicare la sicurezza urbana, stradale o i servizi pubblici essenziali, come eventuali fattori di degrado ambientale o sociale, disponendo inoltre sinergia tra le centrali operative e garantendo la trasmissione di dati e informazioni utili”.