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Yara Gambirasio: in arrivo una nuova docuserie Netflix

Dal 16 luglio sarà disponibile su Netflix la docuserie di 5 episodi sul caso di Yara Gambirasio, la tredicenne che nel novembre del 2010 scomparve da Brembate di Sopra mentre percorreva la strada tra la sua casa e la palestra dove praticava ginnastica ritmica.

La storia di Yara Gambirasio

Venerdì 26 novembre 2010, Yara Gambirasio, tredicenne residente a Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, venne vista per l’ultima volta intorno alle 18.40 nel centro sportivo del suo paese, dove praticava ginnastica ritmica. Da quella sera, la ragazza scomparve nel nulla fino al suo ritrovamento, avvenuto il 26 febbraio 2011 in un campo a Chignolo d’Isola, a 10 km da Brembate di Sopra.

Yara fu ritrovata completamente vestita, con gli stessi abiti che indossava il giorno della sua scomparsa. Aveva le scarpe slacciate e un’estremità degli slip tagliata e lasciata penzolare fuori dai leggings. Sul suo corpo gli inquirenti rilevarono numerosi colpi di spranga, una profonda ferita al collo e circa sei ferite di arma da taglio.

Sugli slip e sui leggings, oltre a delle fibre presenti nei tessuti dei sedili delle auto e delle microparticelle metalliche, come quelle che si trovano nei cantieri edili, le forze dell’ordine individuarono tracce di Dna maschile, denominato dalle stesse Ignoto 1.

Le indagini sul Dna

In seguito a diverse analisi, gli investigatori risalirono al Dna del padre naturale di Ignoto 1: Giuseppe Guerinoni, autista di autobus deceduto nel 1999. Successivamente, si riuscì a risalire anche alla donna il cui Dna corrispondeva alla metà materna di Ignoto 1: Ester Arzuffi. A quel punto, gli inquirenti, mediante l’etilometro, prelevarono il Dna a uno dei figli della donna, Massimo Bossetti, muratore di quarantaquattro anni e scoprirono che il Dna dell’uomo corrispondeva con quello di Ignoto 1.

Il 16 giugno 2014 le forze dell’ordine arrestarono Bossetti. La difesa provò a contestare l’evidenza genetica per mancanza di Dna mitocondriale dell’uomo nella traccia esaminata. Lo stesso Bossetti si è sempre dichiarato innocente, ma il 1° luglio del 2016 la Corte d’Assise di Bergamo lo condannò all’ergastolo per l’omicidio della giovane Gambirasio.

La docuserie su Yara Gambirasio

La tragica vicenda di Yara Gambirasio è diventata fin da subito un caso mediatico, lasciando un segno profondo nella cronaca nera italiana. Nel corso degli anni, si è scritto e parlato molto di questo caso, realizzato film e libri. E un nuovo approfondimento arriverà a breve su Netflix, a firma del regista Gianluca Neri. A partire dal 16 luglio, infatti, sulla piattaforma streaming andrà in onda la docuserie “Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio” che ripercorre tutta la storia.

Gli autori iniziarono il lavoro di documentazione già nel 2017, mentre nel 2021 passarono a delineare la struttura della docuserie. Per la sua realizzazione, hanno passato in esame tutti i 60 faldoni (60 mila pagine, oltre a centinaia di gigabyte di immagini, audio e video) dei documenti che compongono l’inchiesta.

La versione di Massimo Bossetti

All’interno della docuserie di Netflix, oltre a varie testimonianze e ricostruzioni, sono presenti anche delle interviste inedite, tra cui quella di Massimo Bossetti, che parla direttamente dal carcere di Bollate, e della moglie Marita. Il prolungato processo investigativo e giudiziario ha svelato la verità su certi legami familiari dei Bossetti, rivelando dettagli complessi e spesso controversi sull’indagine.

In conclusione, l’interrogativo che ne esce è il seguente: la vasta eco mediatica e le pressioni della politica hanno permesso un processo conclusosi con un verdetto al di là di ogni ragionevole dubbio, oppure no?

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